Il futuro della sicurezza aeroportuale

Dopo l’attentato all’aeroporto diBruxelles, una delle proposte discusse in sede UE è quella di militarizzare gli aeroporti come in Israele, a Tel Aviv per la precisione (fonte: Huffington Post ).

©Wikipedia

Di cosa si tratta?

Soprattutto, installare metal detector all’entrata per bagagli e persone, ovvero rendere tutto l’aeroporto un grande airside.

Ben Gurion Airport is considered one of the world's most secure airports, with a security force that includes both police officers and IDF soldiers. Airport security guards operate both in uniform and undercover to maintain a high level of vigilance and detect any possible threats. [Tel Aviv Airport ]

A Tel Aviv, a grandi linee, funziona così. Scordati le 2 ore trattabili di anticipo sul volo, il tempo di attesa ammonterebbe a tre ore più i controlli. Se arrivi con il mezzo pubblico c’è un metal detector che ti aspetta, se arrivi in macchina vieni fermato e controllato. All’ingresso sei solo osservato, e a volte fermato, da guardie armate. Prima di imbarcare il bagaglio, le valigie sono passate ai raggi-x e aperte per un controllo manuale che non si sa mai. Ed è qui che avviene il famoso interrogatorio, dopo il quale viene assegnato un indice di pericolosità (da 1 a 6). Si imbarca il bagaglio e si va al controllo passaporti. Poiché ti troverai un codice 5 (turisti) o 6, ci sarà per te un’altra magica avventura: il bagaglio a mano subisce un ulteriore controllo. Se sei un 5, conosci la procedura, un 6 potrebbe conoscere più intimamente il suo addetto alla sicurezza. A questo punto si deve raggiungere il gate con la consapevolezza che la trilogia è terminata e si è a Mordor. (Fonte: corriere.it  )

E non è l’unica linea di difesa.
Gli addetti alla sicurezza posso accedere alla lista dei passeggeri e incrociarla con altre banche dati per concentrarsi sulle persone cui deve essere controllato anche l’orlo dei pantaloni. Il perimetro (piuttosto ampio) dell’aeroporto è controllato da radar, personale di sicurezza, videocamere, all’arrivo ogni targa è fotografata e controllata; nel terminal ci sono videocamere ovunque, e c’è un massiccio uso della materia prima umana nel controllo.

Problema numero uno: sebbene Tel Aviv gestisca un flusso da 16 milioni di passeggeri l’anno, non è un numero confrontabile con i grandi aeroporti europei.

Problema numero due: il sistema israeliano è costoso.

Problema numero tre: certe persone, con certi tratti somatici e/o provenienti da certi determinati Paesi e/o che lavorano per certe organizzazioni, subirebbero controlli più restrittivi (quello che già succede in Israele).

Problema numero quattro: i controlli di sicurezza in Israele li fanno i militari addestrati a quel lavoro, che in Israele sono abbastanza dato che la leva è obbligatoria e dura tre anni, non una società privata con personale assunto stagionalmente, mal pagato e poco formato.

Problema numero cinque: code, code ovunque. Ovvero creare delle file all’ingresso dell’aeroporto. Ovvero creare uno spazio per le file all’ingresso dell’aeroporto con lo spazio a disposizione. Ovvero creare un nuovo ingresso all’aeroporto. Ovvero un luogo con una lunga coda dove un qualsiasi evento coinvolgerebbe tutte le persone in fila. E poi un luogo vuoto non frutta.

Problema numero sei: l’Europa non è Israele. Gli europei non sono gli israeliani. E l’Europa non è tutta uguale: pensa alle code a Fiumicino o all’aeroporto di Amburgo.

L’Europa, pare, si limiterà a delle linee guida che gli aeroporti europei potranno seguire oppure no.

Cosa ne pensi del seguire il modello israeliano e qual è nel caso la tua proposta? Condividilo nei commenti.

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