BOS⇒BLQ: aeroporto di Francoforte

Arrivare in un aeroporto sconosciuto alle 6 del mattino circa dopo otto ore di inutili tentativi di dormire, non fa apprezzare il nuovo ambiente, soprattutto se si è costretti ad addentrarsi in un intricatissimo dedalo di corridoi.


Alle 6 del mattino, anche un aeroporto attivo come Francoforte è avvolto nel sonno e gli unici pericolosi assembramenti sono al bagno e al bar per un caffè.

La strada da Z a A è lunga, molto lunga, troppo lunga e anche un po’ labirintica. Si incontra il C, si incontra il B, ma l’A è un po’ sfuggente e ingannevole. Alle 6 del mattino, per un volo che parte due ore dopo circa, di cui non conosci con esattezza il gate, ti fidi di quello che c’è scritto sul biglietto e prosegui fiduciosa, sperando che arrivi presto il momento di sedersi.

Nel momento in cui il corridoio finisce e sei costretta a scendere nei sotterranei, ti ritrovi ad essere smistata (EU, non-EU) per il controllo passaporti. La tua fila, questa volta, è la più veloce: il doganiere guarda il tuo passaporto e la tua faccia stravolta e ti lascia andare verso un’altra serie di corridoi vuoti.

Sicuramente l’esperienza di shopping all’aeroporto di Francoforte è meravigliosa (molti negozi aprivano proprio in quel momento), ma il tuo solo e unico obiettivo è il tuo gate, anche se cominci a chiederti se qualche burlone abbia invertito i cartelli. Quando dei paletti impediscono il cammino a chi ha un carrello per i bagagli, i dubbi aumentano. Quando ti ritrovi di fronte alla porta del ritiro bagagli, ne hai quasi la certezza. Salvo poi notare un corridoio che si apre a destra su un ambiente basso e non particolarmente ampio e ti accorgi di essere arrivata all'area imbarchi A. Nel frattempo è passata quasi un’ora e, causa sonno e maratona, l’unica poltroncina libera sembra un giaciglio invitante. Tuttavia, man mano che l’angusto spazio comincia ad affollarsi, il rumore aumenta in maniera fastidiosa e la poltroncina torna a essere scomoda.

Alle 7:30, con quel pizzico di lucidità che ti è rimasto, scatti e ti prepari al boarding automatico (passare il Qr code del biglietto sullo scanner, molto facile). Fai le scale, non ti domandi nemmeno cosa ci fai in un garage sotterraneo, sali sull’autobus e ti prepari a 10 minuti reali di viaggio, durante i quali hai tutto il tempo per pensare: “Non mi dire che l’aereo è rotto e andiamo a Bologna in autobus?”.

L’aereo alla fine c’è, anche se non sai bene in che continente ti trovi. Prossimo obiettivo: trovare posto al bagaglio a mano e dormire.

Photo credit: angeloangelo

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